RITORNO A SE STESSI
Rabbi Shneur Zalman, il Rav della
Russia, era stato calunniato presso le autorità da uno dei capi dei mitnagghedim,
che condannavano la sua dottrina e la sua condotta, ed era stato
incarcerato a Pietroburgo.
Un giorno, mentre attendeva di comparire davanti al
tribunale, il comandante delle guardie entrò nella sua cella. Di fronte al
volto fiero e immobile del Rav che, assorto, non lo aveva notato subito,
quest’uomo si fece pensieroso e intuì la qualità umana del prigioniero.
Si mise
a conversare con lui e non esitò ad affrontare le questioni più varie che si
era sempre posto leggendo la Scrittura.
Alla fine chiese: “Come bisogna
interpretare che Dio Onnisciente dica ad Adamo:
«Dove sei?».
“Credete
voi - rispose il Rav - che la Scrittura è eterna e che abbraccia tutti i tempi,
tutte le generazioni e tutti gli individui?”.
“Sì, lo credo”, disse.
“Ebbene -
riprese lo zaddik - in ogni tempo Dio interpella ogni uomo:
‘Dove sei nel tuo
mondo? Dei giorni e degli anni a te assegnati ne sono già trascorsi molti: nel
frattempo tu fin dove sei arrivato nel tuo mondo?’.
Dio dice per esempio:
‘Ecco, sono già quarantasei anni che sei in vita. Dove ti trovi?’”.
All’udire il numero esatto dei suoi
anni, il comandante si controllò a stento, posò la mano sulla spalla del Rav ed
esclamò: “Bravo!”; ma il cuore gli tremava.
MARTIN BUBER "Il cammino dell'uomo"
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