domenica 10 giugno 2012

Riconoscersi peccatori

"Non esiste peccato più grave di quello che consiste 
nel negare il peccato stesso. 
Il peccato d’oggi sta nell’aver perso il senso del peccato.
Pio XII


"Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa,
e perdonato il peccato.
2Beato l'uomo a cui Dio non imputa alcun male
e nel cui spirito non è inganno. 
3Tacevo e si logoravano le mie ossa,
mentre gemevo tutto il giorno.
4Giorno e notte pesava su di me la tua mano,
come per arsura d'estate inaridiva il mio vigore. 
5Ti ho manifestato il mio peccato,
non ho tenuto nascosto il mio errore.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie colpe»
e tu hai rimesso la malizia del mio peccato".

SALMO 32

7Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.
19Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
SALMO 51



"Il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe, (lo stesso Iddio di Gesù Cristo)
non è un Dio che se ne sta solo a godersi lo spettacolo del mondo
ma è un Dio che è entrato in un rapporto d'amicizia, d'alleanza con l'uomo, tanto che, (pensate!), l'ebraico usa, per dire la verità, una parola molto importante all’interno del proprio lessico etico – religioso che significa fedeltà, ovvero emeth.

Il peccato consiste nel rompere questa fedeltà,
ovvero nel non amare l'amore con cui siamo stati amati

Allora, da questo punto di vista, quando si corrisponde a questo amore,
si è amati in modo pieno e totale, da cui segue che il vivere lontani dal peccato è bello. Quando uno si sente amato, di solito, è nella gioia. In questo senso non peccare, ovvero corrispondere all'amore con cui Dio ci ha amati per primo, è quanto di più bello ci possa essere.

Perché è così difficile farlo? Perché a volte può sembrarci che, corrispondendo a questo amore paterno, a questo amore di Dio, (che potremmo configurarci come paterno o materno, a seconda dei casi), noi esseri umani non siamo sufficientemente liberi di gestirci la nostra vita. Insomma, il peccato nasce da questo desiderio di spezzare l'alleanza per essere noi i protagonisti e non i partner di un legame d'amore".
BRUNO FORTE


"Devo dire che l’idea che noi cristiani abbiamo di peccato è un po’ approssimativa, e quella che ne ha il mondo intorno assolutamente grottesca.
Esiste il peccato?

Oggi si tende a negare questa realtà, parlando al limite di fragilità interiore o di senso di colpa.
Attenti amici: il senso di colpa non è in alcun modo un peccato. Del peccato ha solo l’apparenza, ma non porta a conversione e, normalmente, non coinvolge la libertà. Per commettere un peccato dobbiamo poter scegliere di negare l’amore, ostinarci in questa chiusura di cuore.

Sono andato ad informarmi sul significato della parola “peccato” nell’A.T..
Sono rimasto allibito: uno dei termini più usati significa: fallire il bersaglio dell’arco.
Fare cilecca, insomma! Fallire il bersaglio, non realizzare il progetto, sbagliare ciò a cui sei chiamato: questo è il peccato.

Ma non è disubbidire a Dio? Dipende che significato diamo a “ubbidire.” Se ubbidire a Dio è come facevi con tua madre quando avevi cinque anni allora proprio per niente! Ma se ubbidire vuol dire, nel senso etimologico del termine “ob-audire”, cioè ascoltare in piedi, allora sì!

Se sei convinto di sapere tu qual è la tua vita, non ascolti ciò che Dio ti sussurra al cuore e fai di testa tua, allora auguri, ne hai bisogno!

Ho l’impressione che l’uomo fatichi a percepirsi peccatore perché crede che dire: “sono un peccatore” equivalga a dire: “non valgo a nulla.” Ma non è questo, per niente!
Il peccato è la percezione dell’uomo di essere fatto per qualcosa di enorme e di accontentarsi della mediocrità. Se scegliamo la gestione della nostra vita senza coinvolgere Dio corriamo il rischio di fallimento totale! Il peccato è dire “no” all’amore. Tutto qui".

http://www.tiraccontolaparola.it/template_pagine/pg_11.asp?idct=321&idlv=40



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