martedì 5 giugno 2012

L'aquila e il pollo

 Messaggio per un'aquila che si crede un pollo


"Un uomo trovò un uovo d'aquila e lo mise nel nido di una chioccia.

L'uovo si schiuse contemporaneamente a quelle della covata, e l'aquilotto crebbe insieme ai pulcini.

Per tutta la vita l'aquila fece quel che facevano i polli del cortile, pensando di essere uno di loro.
Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi
da terra di qualche decimetro.

Trascorsero gli anni, e l'aquila divenne molto vecchia.

 Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d'aria, muovendo appena le robuste ali dorate.
La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita.

"Chi è quello?" chiese.

"E' l'aquila, il re degli uccelli", rispose il suo vicino. "Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo
alla terra, perché siamo polli."

E così l'aquila visse e morì come un pollo, perché pensava di essere
tale."

ANTHONY DE MELLO


"All'inizio mi sentii immensamente umiliato.
Mi stava forse paragonando pubblicamente a un pollo da cortile? Sì e no.
Aveva avuto intenzione di umiliarmi? Impossibile: non era lo stile di Tony.

Ecco cosa voleva dire, a me e agli altri: ai suoi occhi io ero un''aquila reale', inconsapevole delle
vette a cui avrei potuto innalzarmi
.

Questa storiella mi fece capire la statura di quell'uomo, e la genuinità del suo amore e del suo rispetto per le persone, sentimenti che riusciva a mantenere pur dicendo loro la verità.

Il suo lavoro non consisteva che in questo: far aprire gli occhi alle persone, affinché capissero la realtà della propria grandezza.

Questo era Tony de Mello al suo apice: un uomo che proclamava il messaggio della 'consapevolezza',
che vedeva la luce che noi rappresentiamo per noi stessi e gli altri,
che ci faceva capire che siamo migliori di quanto pensiamo".

J. FRANCIS STROUD, S.J.

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