venerdì 24 agosto 2012
Il mio giudice è il Signore!
"A me importa assai poco di venire giudicato da voi
o da un tribunale umano;
anzi, io non giudico neppure me stesso,
perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa,
non per questo sono giustificato.
Il mio giudice è il Signore!
Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo,
fino a quando il Signore verrà.
Egli metterà in luce i segreti delle tenebre
e manifesterà le intenzioni dei cuori".
SAN PAOLO, Prima lettera ai Corinzi 4, 3-5
lunedì 6 agosto 2012
Anche questo è per il bene!
"Benedirò il Signore in ogni tempo"
Salmo 34, 2
"Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene,
per quelli che amano Dio,
per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno".
Romani 8, 28
"Nudo uscii dal grembo di mia madre, e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!...
Se da Dio accettiamo il bene,
perché non dovremmo accettare il male?"
Giobbe 1, 21. 2, 10
"Se ti raggiunge una tribolazione, sappi che Dio ti vuole mettere alla prova per sapere come l'accetterai. [In realtà, Dio lo sa bene, vuol farlo conoscere a noi, perché possiamo capire come e dove siamo, correggerci e togliere le scorie che ci rendono 'impuri', ndr]
Se incassi il colpo con fortezza e ripeti le parole di Nachum Ish Gamzu: 'Anche questo è per il bene', la tua tribolazione svanirà. Non ci sarà bisogno di provarti ancora e ti accorgerai che il male serviva veramente per il bene".
Chassidim, Belzer
"Nachum fu soprannominato Gam zu, perché ogni volta che gli capitava qualcosa era solito dire: 'Gam zu le tovah - Anche questo è per il bene'.
Un giorno il popolo d'Israele decise di mandare un dono a Cesare.
Chi l'avrebbe presentato? Nachum, l'uomo Gamzù, perché era abituato ai miracoli.
Gli affidarono dunque un cesto pieno di pietre preziose e perle, ed egli si mise in viaggio.
Ma mentre pernottava in un albergo, gli osti si alzarono di notte, svuotarono il contenuto del cesto
e lo rimpiazzarono con della sabbia.
Al mattino Gamzù se ne accorse e disse fra sé: 'Anche questo è per il bene!'
Quando giunse al palazzo imperiale, aprirono il cesto che era accompagnato da una lettera dei capi
degli Ebrei che diceva: E' nostra speranza che Cesare accetti favorevolmente questo tributo del popolo ebraico. Il valore del dono esprime quanto lo stimiamo.
Appena Cesare vide la sabbia montò su tutte le furie esclamando:
'Allora i Giudei si fanno gioco di me! E' così che mi stimano?'
Ed emise l'ordine di mettere a morte colui che aveva presentato il dono.
Mentre portavano Gamzù al patibolo, quegli disse: 'Anche questo è per il bene!'
Allora venne il profeta Elia, travestito da cortigiano di Cesare, e gli disse:
'Pondera bene la situazione, o Cesare, prima di fare del male a quell'uomo.
E' ovvio che gli Ebrei non sono tanto stupidi da insultarti così.
Forse questa sabbia ha più valore delle pietre preziose. Veramente, una volta
ho sentito dire che nella sua guerra contro Nimrod, Abramo utilizzò una certa polvere
che era più efficace delle spade e delle frecce. Forse questa sabbia è quella famosa polvere.
In tal caso avremmo l'arma definitiva, certamente più preziosa per te di qualsiasi gioiello?.
L'imperatore, impressionato da queste parole, decise di sperimentare la polvere.
Già da molto tempo era in guerra con un altro regno, ma non faceva alcun progresso.
Sperimentò la sabbia e con essa distrusse tutta l'armata nemica.
Immediatamente Cesare fece liberare Gamzù e ordinò di riempirgli il cesto con argento e oro,
e di accompagnarlo a casa con una scorta imperiale".
TALMUD
"Un giorno Rabbi Shmelke e suo fratello, discepoli del Maggid di Mesritch, chiesero al loro maestro:
'Nel Talmud è scritto che l'uomo deve lodare e ringraziare Dio per il male come per il bene
e accogliere il male con la stessa gioia del bene. Dicci Rabbi, come questo va inteso!'
'Andate alla sinagoga' disse il Maggid, 'lì troverete Rabbi Sussja che fuma la sua pipa; egli ve lo spiegherà'
Andarono e gli posero la domanda. Rabbi Sussja si mise a ridere:
'Proprio a me fate questa domanda? Andate da qualcuno che ha sofferto nella vita,
non venite da un uomo come me, che non ha mai sofferto del male in vita sua!'
Ma tutti sapevano che la vita di Sussja, dalla sua nascita fino a quel giorno,
era stata un susseguirsi ininterrotto di sofferenze".
CHASSIDIM
"Se si riflette sul fine cui tendono tutti i mali e le sofferenze che colpiscono l'uomo...
si comprende che in effetti non sono dei mali, ma dei grandi beni,
perché tutte le sofferenze provengono dall'intenzione benevola di Dio,
o per ammonire l'uomo e farlo tornare sui suoi passi o per annullare le sue colpe...
Le sofferenze sono dei grandi benefici, in quanto Dio agisce solo per il bene.
Se l'uomo rifletterà sul loro fine, non ne soffrirà, ma al contrario si riempirà di gioia
per il gran bene che scorgerà nelle sue sofferenze...
Un uomo deve credere che che qualsiasi cosa gli succede durante la sua vita è decretata da Dio
per il suo beneficio nella vita eterna.
L'umile capisce che qualsiasi cosa gli accade per il suo bene"
Rabbi Nachman
Tratto da:
DANIEL LIFSCHITZ (a cura di),
Benedirò il Signore in ogni tempo
Salmo 34, 2
"Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene,
per quelli che amano Dio,
per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno".
Romani 8, 28
"Nudo uscii dal grembo di mia madre, e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!...
Se da Dio accettiamo il bene,
perché non dovremmo accettare il male?"
Giobbe 1, 21. 2, 10
"Se ti raggiunge una tribolazione, sappi che Dio ti vuole mettere alla prova per sapere come l'accetterai. [In realtà, Dio lo sa bene, vuol farlo conoscere a noi, perché possiamo capire come e dove siamo, correggerci e togliere le scorie che ci rendono 'impuri', ndr]
Se incassi il colpo con fortezza e ripeti le parole di Nachum Ish Gamzu: 'Anche questo è per il bene', la tua tribolazione svanirà. Non ci sarà bisogno di provarti ancora e ti accorgerai che il male serviva veramente per il bene".
Chassidim, Belzer
"Nachum fu soprannominato Gam zu, perché ogni volta che gli capitava qualcosa era solito dire: 'Gam zu le tovah - Anche questo è per il bene'.
Un giorno il popolo d'Israele decise di mandare un dono a Cesare.
Chi l'avrebbe presentato? Nachum, l'uomo Gamzù, perché era abituato ai miracoli.
Gli affidarono dunque un cesto pieno di pietre preziose e perle, ed egli si mise in viaggio.
Ma mentre pernottava in un albergo, gli osti si alzarono di notte, svuotarono il contenuto del cesto
e lo rimpiazzarono con della sabbia.
Al mattino Gamzù se ne accorse e disse fra sé: 'Anche questo è per il bene!'
Quando giunse al palazzo imperiale, aprirono il cesto che era accompagnato da una lettera dei capi
degli Ebrei che diceva: E' nostra speranza che Cesare accetti favorevolmente questo tributo del popolo ebraico. Il valore del dono esprime quanto lo stimiamo.
Appena Cesare vide la sabbia montò su tutte le furie esclamando:
'Allora i Giudei si fanno gioco di me! E' così che mi stimano?'
Ed emise l'ordine di mettere a morte colui che aveva presentato il dono.
Mentre portavano Gamzù al patibolo, quegli disse: 'Anche questo è per il bene!'
Allora venne il profeta Elia, travestito da cortigiano di Cesare, e gli disse:
'Pondera bene la situazione, o Cesare, prima di fare del male a quell'uomo.
E' ovvio che gli Ebrei non sono tanto stupidi da insultarti così.
Forse questa sabbia ha più valore delle pietre preziose. Veramente, una volta
ho sentito dire che nella sua guerra contro Nimrod, Abramo utilizzò una certa polvere
che era più efficace delle spade e delle frecce. Forse questa sabbia è quella famosa polvere.
In tal caso avremmo l'arma definitiva, certamente più preziosa per te di qualsiasi gioiello?.
L'imperatore, impressionato da queste parole, decise di sperimentare la polvere.
Già da molto tempo era in guerra con un altro regno, ma non faceva alcun progresso.
Sperimentò la sabbia e con essa distrusse tutta l'armata nemica.
Immediatamente Cesare fece liberare Gamzù e ordinò di riempirgli il cesto con argento e oro,
e di accompagnarlo a casa con una scorta imperiale".
TALMUD
"Un giorno Rabbi Shmelke e suo fratello, discepoli del Maggid di Mesritch, chiesero al loro maestro:
'Nel Talmud è scritto che l'uomo deve lodare e ringraziare Dio per il male come per il bene
e accogliere il male con la stessa gioia del bene. Dicci Rabbi, come questo va inteso!'
'Andate alla sinagoga' disse il Maggid, 'lì troverete Rabbi Sussja che fuma la sua pipa; egli ve lo spiegherà'
Andarono e gli posero la domanda. Rabbi Sussja si mise a ridere:
'Proprio a me fate questa domanda? Andate da qualcuno che ha sofferto nella vita,
non venite da un uomo come me, che non ha mai sofferto del male in vita sua!'
Ma tutti sapevano che la vita di Sussja, dalla sua nascita fino a quel giorno,
era stata un susseguirsi ininterrotto di sofferenze".
CHASSIDIM
"Se si riflette sul fine cui tendono tutti i mali e le sofferenze che colpiscono l'uomo...
si comprende che in effetti non sono dei mali, ma dei grandi beni,
perché tutte le sofferenze provengono dall'intenzione benevola di Dio,
o per ammonire l'uomo e farlo tornare sui suoi passi o per annullare le sue colpe...
Le sofferenze sono dei grandi benefici, in quanto Dio agisce solo per il bene.
Se l'uomo rifletterà sul loro fine, non ne soffrirà, ma al contrario si riempirà di gioia
per il gran bene che scorgerà nelle sue sofferenze...
Un uomo deve credere che che qualsiasi cosa gli succede durante la sua vita è decretata da Dio
per il suo beneficio nella vita eterna.
L'umile capisce che qualsiasi cosa gli accade per il suo bene"
Rabbi Nachman
Tratto da:
DANIEL LIFSCHITZ (a cura di),
Benedirò il Signore in ogni tempo
venerdì 3 agosto 2012
Il rifiuto di sé. I grandi draghi e... (4)
Un altro dragone che fa molti danni si chiama autorifiuto.
Il bambino piccolo si scopre
attraverso gli occhi dei suoi
genitori
e per mezzo delle persone che lo apprezzano.
I genitori sono lo specchio nel quale si vedono riflessi.
Essi possono quindi essere uno specchio
che riflette l’amore
di Dio.
Per accettare se
stesso, il bambino ha bisogno
che altri lo guardino
con affetto e amore sincero.
Quando il bambino non
si sente apprezzato,
quando non percepisce il suo valore, si sente insicuro
e
prima o poi cade vittima del rifiuto di sé.
Il rifiuto di sé spinge molte persone a vivere in
solitudine,
chiuse in se stesse, o mendicando amore da tutte le parti.
Il disprezzo di sé conduce altre persone all’alcolismo,
alla droga, alla prostituzione, al suicidio,
ad allontanarsi
da Dio e dagli uomini.
Radici e cause del rifiuto di sé possono essere:
una
gravidanza indesiderata,
per cui si guarda al bambino come un peso;
espressioni di
rifiuto come:
“Volesse il cielo che non fossi mai nato!”;
espressioni di
disprezzo e di scherno, come ad esempio:
“Stupido, non vali niente, sei un buono a
nulla!”
Solamente l’amore di
Dio
accettato in sé in tutta la sua gratuità
può redimerci dalla
forza dell’autorifiuto.
Come disse il papa Giovanni Paolo I:
“Dio è più madre che padre”,
una frase ispirata da ciò che dice Dio in Isaia
49:
“Anche se una madre
dimenticasse il figlio,
Io non ti dimenticherò mai,
ti porto inciso sulle palme delle mie mani”
Dio non si dimentica di te!
Sei tatuato sul palmo della sua
mano.
DIO NON SI SCORDA DI TE!
SEI INCISO SULLE PALME DELLE SUE MANI!
Dillo alla persona che ti sta a fianco: Dio non ti
dimentica.
Una donna aveva sofferto moltissimo per autorifiuto.
Partecipò ad un ritiro di guarigione interiore
ed ebbe un
incontro con il Signore.
Passati alcuni mesi, aveva cambiato completamente il suo
volto.
Viveva molto allegramente e molto impegnata al tempo stesso,
ciò che sorprendeva molto coloro che la conoscevano.
Le domandarono: “A che si deve
questo cambiamento
meraviglioso che si nota in te?”
Per tutta risposta cominciò a saltare di gioia e disse:
“Sono figlia di Dio!
Egli mi ha creato a
Sua immagine e per la Sua
gloria.
Gesù ha donato la Sua vita per me,
e da quando
l’ho conosciuto davvero,
vivo in pienezza il
Suo amore
e gli rendo grazie costantemente”
padre Manuel Rodriguez
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giovedì 2 agosto 2012
Il principio della nostra vita
Dice il prologo del Vangelo di Giovanni che:
"in principio era il Verbo
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio".
Sta dicendo che il principio, il punto di forza di una persona,
di ogni uomo, è l'incontro con Cristo.
Questo è l'arché.
La parola arché in greco è l'inizio, il fondamento,
la cosa più importante, il punto di leva.
Se non c'è questo principio, se uno non si appoggia lì,
la sua vita è sempre sull'orlo di un burrone di fragilità, di precarietà, di trepidazione.
Una persona senza arché è una persona anarchica, senza né capo né coda,
che non ha una direzione, non ha una consapevolezza di fondarsi su qualcosa
di veramente vero, efficace, importante...
Che cos'è questo principio?
E' questo bambino che adoriamo nella notte di Natale,
che ha una chiave per essere compreso.
Questa chiave è la categoria del dono, del regalo.
Il regalo è il segno dell'amore.
Infatti durante il Natale noi ci facciamo dei regali. Perché?
Perché è Dio che regala per primo!
Dio è regalo, Dio è dono,
Dio è iniziativa unilaterale per fare qualcosa di bello a te!
"Basta, ho fatto questa pazzia!"...
Questa cosa che eccede la giustizia, la proporzionalità,
che eccede quello che tu ti aspetti,
quello che tu ti meriti.
Infatti, il dono è sempre qualcosa che ti lascia sbalordito,
se è un bel regalo.
Dio vorrebbe che tutta la nostra esistenza diventasse un regalo.
Il matrimonio, la consacrazione, il servizio, il lavoro...
Fare il marito, la moglie, la madre o il padre,
se non è animato da questo principio di incontro con Cristo
che ti innesca, ti accende il senso del dono,
che crea un legame con l'altro a prescindere dalla sua restituzione,
diventa una fatica e una delusione assurda.
La nostra esistenza diventa prigioniera di un'altra logica
che è quella del mercante, di chi quando vede un regalo dice:
"Ma questo è un cattivo affare, questa è un'esagerazione, uno spreco!"
Il mercante dice: "Prima di agire devi fare un'analisi dei costi,
un calcolo del rapporto costi-benefici.
Cosa ci guadagni se sei gentile con quella persona?
Cosa ci guadagni a stirare tutti quei panni per tuo marito?
Chi te lo fa fare? Non vedi che ti stai sperperando
e stanno passando i migliori anni della tua vita?
Ti stai buttando via!"
Sei perplesso/a perché sembra che non ci guadagni niente,
stai facendo la figura del fesso/a.
E' chiaro che in questa logica non capiamo nulla.
Questa logica ci porta molto lontano dal principio
con cui Dio ha creato il mondo, che è quello del dono,
della gratuità, dell'amore gratuito.
Se noi non ci accordiamo, come uno strumento musicale,
a questa musica, a questo suono che è il suono del dono,
non capiamo più la nostra vita.
don Fabio Pieroni,
[tratto dall'omelia della notte di Natale 2010]
"in principio era il Verbo
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio".
Sta dicendo che il principio, il punto di forza di una persona,
di ogni uomo, è l'incontro con Cristo.
Questo è l'arché.
La parola arché in greco è l'inizio, il fondamento,
la cosa più importante, il punto di leva.
Se non c'è questo principio, se uno non si appoggia lì,
la sua vita è sempre sull'orlo di un burrone di fragilità, di precarietà, di trepidazione.
Una persona senza arché è una persona anarchica, senza né capo né coda,
che non ha una direzione, non ha una consapevolezza di fondarsi su qualcosa
di veramente vero, efficace, importante...
Che cos'è questo principio?
E' questo bambino che adoriamo nella notte di Natale,
che ha una chiave per essere compreso.
Questa chiave è la categoria del dono, del regalo.
Il regalo è il segno dell'amore.
Infatti durante il Natale noi ci facciamo dei regali. Perché?
Perché è Dio che regala per primo!
Dio è regalo, Dio è dono,
Dio è iniziativa unilaterale per fare qualcosa di bello a te!
"Basta, ho fatto questa pazzia!"...
Questa cosa che eccede la giustizia, la proporzionalità,
che eccede quello che tu ti aspetti,
quello che tu ti meriti.
Infatti, il dono è sempre qualcosa che ti lascia sbalordito,
se è un bel regalo.
Dio vorrebbe che tutta la nostra esistenza diventasse un regalo.
Il matrimonio, la consacrazione, il servizio, il lavoro...
Fare il marito, la moglie, la madre o il padre,
se non è animato da questo principio di incontro con Cristo
che ti innesca, ti accende il senso del dono,
che crea un legame con l'altro a prescindere dalla sua restituzione,
diventa una fatica e una delusione assurda.
La nostra esistenza diventa prigioniera di un'altra logica
che è quella del mercante, di chi quando vede un regalo dice:
"Ma questo è un cattivo affare, questa è un'esagerazione, uno spreco!"
Il mercante dice: "Prima di agire devi fare un'analisi dei costi,
un calcolo del rapporto costi-benefici.
Cosa ci guadagni se sei gentile con quella persona?
Cosa ci guadagni a stirare tutti quei panni per tuo marito?
Chi te lo fa fare? Non vedi che ti stai sperperando
e stanno passando i migliori anni della tua vita?
Ti stai buttando via!"
Sei perplesso/a perché sembra che non ci guadagni niente,
stai facendo la figura del fesso/a.
E' chiaro che in questa logica non capiamo nulla.
Questa logica ci porta molto lontano dal principio
con cui Dio ha creato il mondo, che è quello del dono,
della gratuità, dell'amore gratuito.
Se noi non ci accordiamo, come uno strumento musicale,
a questa musica, a questo suono che è il suono del dono,
non capiamo più la nostra vita.
don Fabio Pieroni,
[tratto dall'omelia della notte di Natale 2010]
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